Lo sapevate che il primo Presepe era un messagio contro la guerra?

Appena prima che si raccontasse del primo presepe napoletano, nel 1324 in casa d’Alagni ad Amalfi, nella Basilica Superiore d’Assisi, Giotto dipingeva il Presepe di Greccio, tra il 1295 e il 1299. Un evento molto più rivoluzionario di quanto potrebbe sembrarci a prima vista: ora vi racconto perché.

E’ Natale, siamo nel 1223, a Greccio, provincia di Rieti. San Francesco, di ritorno da Daetta, Cairo, è di passaggio nel paese in un periodo storico di estrema violenza. Sono, infatti, in corso le crociate e la popolazione è pressata costantemente per essere arruolata o contribuire economicamente alla causa. Durante il suo viaggio in Egitto, San Francesco porta un ricordo armonioso della convivenza tra musulmani e cristiani, come racconta la medievalista Chiara Frugoni:

«Francesco non dice mai una parola sui musulmani, mai predica contro, mai predica per la crociata»

Per questo motivo, proprio quel Natale, San Francesco decide di organizzare nel paese la prima rappresentazione presepiale. Sarà in carne ed ossa, fatta da uomini vestiti per l’occasione, un bue e un asinello a scaldare la culla, come nei Vangeli apocrifi: culla lasciata vuota, così come mancavano Giuseppe e Maria. Qualcuno gridò al miracolo credendo di vedere apparire il bambino, ma questa parte resta nella leggenda e nelle credenze religiose. Nella storia, invece, resta il motivo di quel gesto.

Ribellarsi, in modo pacifico, alla follia delle Crociate e all’odio inter-religioso tra le due confessioni. L’invenzione del presepe, infatti, significava proprio: non c’è bisogno di arrivare in Terra Santa per celebrare Cristo, non c’è bisogno di odiare e uccidere per affermarne la fede, anzi.

Dì lì a poco, la tradizione prenderà piede in tutta Italia e inizialmente proprio a Napoli. Progressivamente, le Crociate andranno a concludersi e nelle case della gente, nelle chiese e nei cortili, iniziarono ad apparire i primi presepi, ad essere sempre più complessi: a rappresentare una sfida d’abilità e devozione tra gli artigiani, creando tradizioni ancora vive, come a Napoli, nella via di San Gregorio Armeno.

Lo sapevate? Io, francamente, l’ho scoperto per caso solo poco tempo fa. E l’attualità del messaggio, alla luce dei problemi di convivenza attuali tra confessioni religiose, appare spaventosamente attuale.

Ricordatevelo quando metterete il bambiniello nella culla, il prossimo Natale!

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